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“Calcio truccato, il grande business della mafia”: nuovo libro di Daniela Giuffrè e Antonio Scuglia

Sport, truffe e ruolo della mafia affrontati nel seguito del libro “Game Over”

Sport, truffe e sullo sfondo il ruolo della mafia: sono i temi affrontati nel libro “Calcio truccato, il grande business della mafia” pubblicato da Minerva Editrice. Il libro è stato scritto da Daniela Giuffré, vice questore della Polizia di Stato e già responsabile dell’Unità dell’Interpol contro le frodi sportive, e dal giornalista Antonio Scuglia, membro del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, con prefazione della campionessa di atletica Fiona May
 
Si tratta dell'ideale continuazione di "Game Over", libro uscito nel 2015, finalista al Bancarella Sport e vincitore del premio della giuria al premio Gianni Brera. In questo nuovo lavoro trovano spazio la storia di fenomeni come il match fixing e i ghost matches, partite mai giocate eppure al centro di ingenti flussi di scommesse, la spiegazione dei meccanismi e dei complessi moventi della truffa, e soprattutto il ruolo svolto dalla mafia italiana e mondiale.
 
Game Over, il primo volume che abbiamo scritto con Daniela Giuffrè sul match fixing, ha avuto una buona accoglienza ma era un lavoro indirizzato soprattutto agli investigatori – spiega il giornalista Antonio Scuglia - Il calcio truccato però è un fenomeno che è importante conoscere anche da parte dei “non addetti ai lavori”. Inoltre abbiamo ritenuto opportuno inserire il tema delle partite truccate in un discorso più organico, quello dell’interesse della malavita organizzata per lo sport. Infine, in questo volumetrovano spazio fenomeni quasi incredibili, come le partite fantasma e quelle truccate corrompendo gli elettricisti degli stadi, che da giornalista e da appassionato di sport non potevo non raccontare”.
 
Calcio truccato ma anche sport truccato: a chi giova questo fenomeno?
Soprattutto alla mafia. Anzi, solo alla mafia. Col passare del tempo, una volta entrate dentro il mondo del calcio e dello sport in generale, le organizzazioni criminali hanno scoperto che truccare le partite non è l’unico modo per sfruttare l’interesse suscitato dai fenomeni sportivi. Oggi la mafia asiatica e quelle europee truccano le partite ma usano i club anche e soprattutto per “ripulire” denaro proveniente da altri traffici, lavorare nell’indotto (ticketing, servizi logistici ed altro), oltre che per procurarsi consensi politici e sociali. Per quanto sembri strano, il fenomeno delle gare truccate, pur riguardando ormai moltissime discipline sportive (anche insospettabili), sta diventando quasi un effetto collaterale rispetto al danno maggiore"
 
In che modo è possibile (se è possibile) arginare fenomeni di questo tipo?
Prevenzione e contrasto – conclude Antonio Scuglia - La prevenzione riguardo alle partite truccate si fa informando il pubblico e i tesserati su come funziona l’adescamento delle possibili vittime (perché alla fine, gli sportivi corrotti sono molto più vittime dei mafiosi che complici come invece si illudono di essere), e vigilando sulla regolarità degli acquisti e della conduzione delle società sportive. Infatti uno dei motivi principali che portano tanti calciatori a lasciarsi corrompere non è l’avidità ma la necessità: il grande pubblico viene abbagliato dalla cifre astronomiche che guadagnano i campioni ma non sa che molti atleti professionisti nel mondo devono fare i conti con stipendi che non arrivano, promesse non mantenute, ambienti degradati, minacce. Quanto al contrasto, solo da pochi anni la maggior parte dei Paesi ha iniziato a considerare reato le frodi sportive: fino a poco tempo fa corrotti e corruttori, anche se scoperti, se la cavavano a buon mercato e solo con sanzioni disciplinari. La stessa Daniela Giuffré ha dovuto scontrarsi spesso, all’inizio del suo incarico nell’Interpol, con investigatori che ritenevano il match fixing un peccato veniale e non una piaga dello sport"
 
Il libro “Calcio truccato, il grande business della mafia” sarà presentato oggi pomeriggio, 19 dicembre, alle 18, al Centro Studi Borgogna di Milano.

Notizia pubblicata il 19/12/18
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