Comunicati Stampa

La giustizia e il diritto all'informazione

A una settimana dalla prima presa di posizione del presidente dell'Ordine degli avvocati sul caso della ricusazione del giudice Bouchard, non è giunta ancora dall'avvocato Sergio Paparo una parola di chiarimento o di scuse.
Dato che a nessuno è consentito svilire l'opera di chi garantisce all'opinione pubblica l'esercizio del diritto all'informazione, ci preme sapere a chi si riferisse il presidente Paparo  quando, in una lettera inviata a due quotidiani, parlava di "una sequela di soggetti totalmente digiuni – prima ancora che di nozioni tecniche – della benché minima cultura della Giurisdizione". Chiedo dunque al presidente degli avvocati di chiarire pubblicamente e in modo inequivoco se con quell'espressione intendeva riferirsi a uno o più giornalisti.
Ci preme inoltre sapere se il presidente dell'Ordine degli avvocati alludesse a  uno o più  colleghi iscritti all'Ordine dei giornalisti quando, nella stessa lettera, parlava di  "mestieranti dell’argomento dietrologico". 
Uno dei colleghi chiamati in causa in una successiva presa di posizione del presidente Paparo, ha preannunciato querela per diffamazione e siamo certi che la vicenda verrà chiarita in tribunale, ma, in qualità di presidente dell'ordine dei giornalisti della Toscana, a cui la legge assegna degli obblighi di vigilanza e di tutela della dignità professionale, non posso ignorare espressioni così forti che giungono da così autorevole fonte. 
Se il presidente Paparo si riferiva a dei giornalisti lo invito a rivolgersi senza indugio al Consiglio di disciplina dell'ordine dei giornalisti della Toscana a cui spetta il compito di sanzionare disciplinarmente i colleghi che tradiscono gli obblighi stabiliti dalla Carta dei doveri.
In caso contrario chiarisca a sé, agli avvocati fiorentini e ai giornalisti toscani che il presidente dell’Ordine degli avvocati non si arroga il diritto di stabilire chi e quando possa dar conto all’opinione pubblica di inchieste e procedimenti giudiziari. 
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana
Carlo Bartoli

Questa la presa di posizione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Firenze Sergio Paparo
Preg,mo Dott.
Carlo Bartoli
Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana
per conoscenza
Preg.mi Direttori di
La Nazione
La Repubblica
Il Corriere Fiorentino
Ansa Toscana
Illustre Presidente
Le scrivo a seguito  della nota a Sua firma pubblicata ieri (11 agosto 2014) sul sito istituzionale dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana con il titolo “La giustizia e il diritto all’informazione”.
Ne ho avuto notizia, ieri sera, da un amico che l’ha letta, pressoché in diretta, sulla pagina Facebook del signor Gigi Paoli, cronista de La Nazione; stamani la trovo integralmente pubblicata, immagino su Sua espressa richiesta, sulle pagine fiorentine di Nazione, Repubblica  e Corriere Fiorentino.
Nella Sua nota Lei lamenta che “ad una settimana dalla prima presa di posizione del presidente dell’Ordine degli avvocati sul caso della ricusazione del giudice Bouchard, non è giunta ancora dall’avvocato Sergio Paparo una parola di chiarimento o di scuse” e mi pone alcune domande, alle quali rispondo volentieri così come avrei fatto se Lei mi avesse interpellato direttamente, come forse la cortesia di rapporto istituzionale fra Ordini avrebbe richiesto.
Ovviamente mi rivolgo alla Sua serietà e correttezza professionale ed istituzionale affinché questa mia abbia collocazione e diffusione analoga alla Sua nota (ed analoga richiesta rivolgo ai Direttori di Nazione, Repubblica  e Corriere Fiorentino).
Sulla homepage del sito dell’Ordine degli Avvocati di Firenze  sono pubblicate la mia lettera del 1 agosto 2014 ai Direttori di La Nazione e La Repubblica e la mia successiva nota informativa del 4 agosto 2014 rivolta agli iscritti al Foro.
Con la prima sono intervenuto non già sulla vicenda processuale del Forteto (sulla quale non troverà una mia sola riga di commento né una qualsiasi mia dichiarazione) ma solo a seguito ed in conseguenza della pubblicazione della notizia che un “un gruppo di intellettuali di diverso orientamento ideale e politico” aveva “firmato un appello all’Associazione Nazionale Magistrati chiedendo un intervento  a tutela del giudice Marco Bouchard” (così in prima pagina de La Nazione Firenze con il titolo “Sul caso Forteto appello all’ANM “Bouchard resti”), “appello” pubblicato integralmente nel pomeriggio del 31 luglio 2014 su La Repubblica.it che, nell’edizione cartacea in pari data , aveva dato notizia anche di interventi analoghi di rappresentanti politici.
Nel mondo del diritto si dice che “in claris non fit interpretatio” e dunque trovo davvero singolare che Lei (o qualcuno degli iscritti al Suo Ordine) possa ipotizzare che Le mie parole (“mestieranti dell’argomento dietrologico” e “una sequela di soggetti totalmente digiuni – prima ancora che di nozioni tecniche – della benché minima cultura della Giurisdizione”) siano riferite ai giornalisti che altro non hanno fatto che dare notizia di quel pubblico appello.
Basta leggere, magari integralmente, la mia lettera del 1 agosto ai Direttori de La Nazione e La Repubblica per comprendere che le mie legittime critiche di metodo e di merito - e le frasi da me utilizzate – erano ( e sono) rivolte – per le ragioni che ho altrettanto chiaramente esplicitato - a chi si è fatto promotore quell’improvvido “pubblico appello” (peraltro giustamente respinto dalla stessa A.N.M.).
Del resto lo stesso Paoli, nel preannunziare prima e diffondere poi (sempre sulla sua pagina Facebook) la querela nei miei confronti l’ha motivata non già per il contenuto del mio comunicato del 1 agosto bensì per quello della mia successiva nota del 4 agosto con la quale ho dovuto informare gli iscritti al mio Ordine non essere vero quanto dal Paoli scritto (in un suo personale “commento” - pubblicato il 2 agosto sul suo giornale - circa l’autenticità e la provenienza del mio intervento; non veridicità confermata espressamente dal Presidente di Camera Penale, Eriberto Rosso, con una lettera al Direttore de La Nazione lo stesso 2 agosto.  Comunque poiché sarà il giudice penale ad accertare la verità, nulla aggiungo al riguardo.
Un’ultima notazione.
Su La Nazione del 9 agosto, sempre il Paoli (nell’articolo che dà conto del ricorso della Procura Generale di Firenze avverso il provvedimento che ha accolto la ricusazione del Giudice Bouchard) riferisce di “un magistrato in servizio al Tribunale di Firenze” che “nei giorni scorsi non ha saputo far altro che attaccare i giornalisti usando il termine “pennivendoli”.
Il Paoli commenta questa espressione come semplice “caduta di stile”, non fa il nome del magistrato e non preannunzia querela; è una sua scelta e non sta a me sindacare sulle sue differenti sensibilità.
Confido, però, di leggere sul sito del Suo Ordine (e sui giornali che hanno pubblicato la Sua nota a me rivolta), un Suo altrettanto vibrante intervento a tutela della dignità dei giornalisti che l’anonimo magistrato ha così gravemente (lui si, non certo io) offeso e deriso.
Con i più cordiali saluti.
Sergio Paparo

Notizia pubblicata il 11/08/14
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