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Da Firenze cominciamo a governare il nostro futuro

intervento del tesoriere Odg Toscana Michele Taddei

«Mi sono rotto, io mi sono rotto», canta Daniele Silvestri in “Precario è il mondo”. E precario è diventato anche il nostro di mondo. Anche i giornalisti ormai sono una categoria di precari, quelli assunti nelle redazioni, e quelli freelance, per scelta o per necessità. Viviamo dunque una professione al bivio. Niente sarà più come prima e nessuno sa come sarà in futuro. E c’è chi parla di categoria a rischio, e chi di fine del giornalismo.

Strano. Nell’epoca della comunicazione globale e dell’informazione in tempo reale, a rimetterci è la categoria che maggiormente ha garantito questi processi. Paradossi della storia, anzi di questo presente precario. Proprio quando tutto finisce per diventare notizia (audio, video o testo) si rischia di perdere la professionalità di come si costruiscono, si scrivono e si danno le notizie. Al tempo della società 2.0 qualcuno si illude che sia sufficiente un telefonino o un i-pad per descrivere un evento, un concerto, una manifestazione, un incidente.

È vero, la tecnologia ha rivoluzionato il mondo nel quale viviamo. Ma come la mettiamo con la tecnica e la deontologia? Con il diritto dei lettori ad essere informati in modo obiettivo e esaustivo?

Noi siamo convinti che c’è e ci sarà ancora bisogno di professionisti dell’informazione, di giornalisti professionali che possano fare il loro mestiere al servizio dell’opinione pubblica per raccontare in modo corretto quel che accade nel mondo. Niente di più.

Quello che accadrà in futuro non possiamo saperlo, ma dobbiamo sapere che c’è un futuro e dipende solo da noi costruirlo nel modo migliore. Forse non ci saranno più contratti e coperture previdenziali che finora hanno caratterizzato la categoria, però fino a quando ci saranno storie da raccontare continueranno ad esserci giornalisti pronti a farlo, a volte anche a rischio della vita.
E se non ci saranno più le grandi redazioni dei quotidiani a fare da “bottega”per insegnare la tecnica e la deontologia, magari ci sarà l’Ordine e il Sindacato, che devono essere le case di vetro di tutti i giornalisti. Non strutture o costi inutili, ma case aperte a tutti. E se appaiono inutili occorre impegnarci perché a rappresentarle ci siano persone motivate e consapevoli del ruolo che ricoprono. Nel futuro del giornalista precario non ci potranno più essere gli scalda-poltrone della categoria.

Probabilmente, ogni giovane che si affaccia alla professione dovrà fare mille lavori, mai più per un solo giornale, una tv, una radio, ma per una quantità indefinita di soggetti, un po’ redattore, un po’ freelance, un po’ ufficio stampa e magari finirà per essere anche editore di se stesso. Ma in tutti i casi dovrà avere nell’Ordine e nel Sindacato i suoi punti di riferimento. Come i fari per la navigazione notturna del navigante.

Se ognuno sta isolato è preso dallo sconforto e finirà per abbandonare. Ma se stiamo insieme e ci incontriamo nella casa di tutti scopriamo di avere storie simili e esperienze da scambiare. Quello che ci aspetta non lo sappiamo. Ma vogliamo e possiamo determinare il nostro futuro. Non più «mi sono rotto», dunque, ma ci siamo rotti. E da Firenze cominciamo a governare il nostro futuro.

Michele Taddei
tesoriere Ordine dei Giornalisti della Toscana

vignetta di Sergio Manni

su GT - Giornalisti in Toscana
Notizia pubblicata il 08/10/11
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