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Riforma; il punto della situazione

La relazione alla riunione del 16 gennaio 2012


In questi giorni moltissimi iscritti ci chiedono che fine farà l’Ordine, se l’elenco dei pubblicisti verrà cancellato il 13 agosto, oppure se rimarrà un elenco “ad esaurimento”,  con accesso bloccato e quindi con una valenza fortemente, se non completamente, ridimensionata.
La prima risposta è che la situazione è in continua evoluzione, sabato 15  i presidenti nazionali di tutti gli Ordini professionali sono stati convocati via mail, con una prassi del tutto inconsueta, dal ministro e  l’incontro sta avvenendo proprio in queste ore. Dall’urgenza della convocazione si può ipotizzare l’intenzione di accelerare i tempi.
Quel che sappiamo leggendo un intervento del presidente Iacopino pubblicato questa mattina sul Corriere della Sera, è che una commissione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (Cnog) ha partorito un documento (che dovrebbe essere approvato nella seduta di mercoledì 18). Il documento, a quanto pare di capire dall’intervento del nostro presidente, sembra prevedere che anche l’accesso all’elenco dei pubblicisti debba avvenire solo dopo il superamento di un esame di Stato e un tirocinio di 18 mesi. Per professionisti e  pubblicisti verrebbe insomma ipotizzato lo stesso percorso di accesso all’Ordine.  Si tratta di proposte che conosciamo in maniera sommaria e che comunque non è detto che vengano accolte dal ministro.
Restiamo, però, ai dati di fatto.
La legge 148 e poi la 138 e infine il decreto Salvaitalia hanno disposto che vengano abrogate  le norme ordinistiche  in contrasto con i punti da a) a g) dell’art 3 comma 5 L 148. Come meglio spiegato dal parere del nostro legale, avvocato Lorenzo Calvani, presente sul nostro sito, riteniamo che tra queste non sia da inserire  automaticamente l’obbligo per i pubblicisti di sostenere l’esame di Stato (previsto dall’art 33 comma 5 della Costituzione) per l’abilitazione all’esercizio professionale. E quindi non riteniamo che possa scattare l’abrogazione (o altra forma limitativa o sospensiva) dell’elenco dei pubblicisti.
Quindi, siamo dell’avviso che gli  articoli 28 e 35  che stabiliscono i criteri di iscrizione agli elenchi degli stranieri e speciale (28) e dei pubblicisti (35) non verranno automaticamente abrogati. Certamente, il governo può farlo di propria iniziativa, peraltro con un semplice Dpr, senza neppure l’approvazione di una legge.
Il fatto che il 13 agosto ciò non accada non significa che tutto è tranquillo e che tutto continuerà come prima. Tutt’altro. L’abrogazione delle norme ordinistiche in contrasto con i punti da a) a g) non esaurisce la riforma, ma ne è il prologo. Siamo peraltro convinti che  anche chi non vive di giornalismo in maniera esclusiva, ma esercita questa attività in maniera continuativa e retribuita debba comunque essere  assoggettato all’Ordine a  garanzia della correttezza dell’informazione. Questo è il principale caposaldo, di carattere deontologico, che dovrebbe garantire la permanenza di un elenco dei pubblicisti accanto a quello dei professionisti.
La seconda considerazione riguarda il fatto che un’ipotetica scomparsa dei pubblicisti (o una sostanziale delegittimazione del loro ruolo) sarebbe in contrasto   con l’obiettivo dichiarato del governo di voler liberalizzare il mercato.
Confidiamo, se è vero quanto detto sopra, che non dovremo affrontare problemi enormi riguardanti la contribuzione all’Inpgi 2 e la migrazione di migliaia di pubblicisti alla gestione separata dell’Inps (come accadrebbe in caso di cancellazione dell’elenco dei pubblicisti), che ci sarà continuità nella direzione di decine di migliaia di testate affidate a pubblicisti, che non si porranno problemi di certificazione della funzione professionale anche relativamente all’accesso ai luoghi dove si svolgono fati di cronaca (manifestazioni ufficiali, sedi di enti, stadi, spettacoli) e infine che non dovremo affrontare in tempi rapidissimi la trasmigrazione di alcune decine di migliaia di pubblicisti nel registro dei praticanti e, dopo l’esame, nell’elenco dei professionisti.
Questo non significa che tutto continuerà a essere come prima.
In primo luogo perché legge 148 e le altre disposizioni successive impongono delle novità sostanziali (alcune discutibili, come l’assicurazione  a tutela del cliente, che dovremo cercare di far modificare) che rilanciano il ruolo del nostro Ordine, in particolare sul versante della formazione permanente nel quale siamo in forte ritardo.
In secondo luogo perché il governo potrebbe comunque determinare forti cambiamenti per il nostro Ordine, soprattutto se continuerà a legiferare  con provvedimenti che riguardano tutto il mondo ordinistico, ignorando le nostre specificità.
In terzo luogo perché noi stessi chiediamo da anni al Parlamento una riforma che qualifichi il nostro ruolo modificando, tra l’altro, le attuali anacronistiche norme di accesso.
C’è quindi il problema del mondo dei pubblicisti, non solo da tutelare rispetto a iniziative improvvide, ma anche da scindere rispetto a quello delle migliaia di precari sottopagati che sono dei professionisti di fatto e da qualificare, se vogliamo tenere viva la grande tradizione del pubblicismo italiano. C’è il problema impellente della formazione da affrontare, c’è da presentare una proposta relativa alla creazione dei collegi di disciplina, ossia dei nuovi organismi esterni agli Ordini che dovranno gestire il rispetto della deontologia; c’è la questione delle caratteristiche che dovrà avere il tirocinio, chiarendo se riguarda anche i futuri pubblicisti.
C’è il pericolo che il governo possa assumere delle decisioni senza rendersi conto della ricadute di tali decisioni su decine di migliaia di pubblicisti e ci impegniamo a tenere informati tutti i colleghi dell’evoluzione della situazione, ma è illusorio (e forse anche sbagliato) pensare che tutto rimarrà come adesso.
E’ pensabile che anche in futuro si possa accedere all’elenco dei pubblicisti solo attraverso un riconoscimento di fatto e non attraverso il superamento di un esame? E’ però giusto e sensato che un autentico pubblicista che ha un altro lavoro e un reddito limitato da attività giornalistica debba essere obbligato ad affrontare una prova così impegnativa (e costosa) come quella a cui devono sottoporsi gli aspiranti professionisti? Il pubblicismo deve evolversi e qualificarsi, ma occorre proporre delle misure equilibrate.
E’ assolutamente indispensabile pretendere la revisione dei criteri di accesso al praticantato e all’esame di Stato. Migliaia di professionisti di fatto in Italia  sono costretti a permanere in un elenco che non è il loro solo per il fatto che le norme che regolano l’accesso sono state approvate in un epoca nel quale il sistema dell’informazione era un altro universo rispetto ad oggi.
E’ allo studio del Cnog una norma, il ricongiungimento, che deve essere messa a punto e rapidamente approvata per permettere a centinaia di pubblicisti toscani di accedere al registro dei praticanti e quindi poter svolgere l’esame.
Quest’estate il consiglio regionale della Toscana si è espresso pubblicamente, con un documento approvato all’unanimità e che è disponibile sul nostro sito internet, a favore di una rapida approvazione della ricongiunzione, individuando dei criteri che rendano accessibile e praticabile questa strada a tutti coloro che svolgono di fatto questa professione.
Firenze ha dato il nome a una Carta che auspichiamo possa contribuire a migliorare le condizioni professionali di tanti precari. Speriamo anche che Firenze possa essere un punto di partenza per un percorso teso a dare il riconoscimento professionale achi questa professione la fa in modo esclusivo e a tempo pieno e che vuole continuare a farla con piena dignità anche dal punto di vista dello status professionale.
Carlo Bartoli  

Intervista al presidente dell'ordine dei giornalisti della Toscana Carlo Bartoli


Servizio di Michel Isler per TGT



Notizia pubblicata il 17/01/12
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