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“The Dark Side of Italian Tomato”, giornalismo d'inchiesta nell'era del web 2.0

Mathilde Auvillain a Firenze per il corso di formazione di Odg Toscana

“Per un giornalista l'inchiesta è la base del proprio lavoro e per questo dobbiamo continuare a produrne, anche se oggi non è semplice”: Mathilde Auvillain ha concluso così il proprio intervento durante il corso di formazione “Il giornalismo d'inchiesta nell'era del web 2.0 in Italia e nel mondo” che si è tenuto venerdì 23 gennaio, all'Auditorium de La Nazione di Firenze.
 
Corrispondente in Italia da 8 anni per Radio France, Mathilde, insieme a Michele Taddei, vicepresidente dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana. ha raccontato la sua esperienze nella realizzazione dell'inchiesta “The Dark Side of Italian Tomato”, realizzata nel 2013-2014 con il collega Stefano Liberti.
 
L'inchiesta è partita indagando il fenomeno del lavoro stagionale nella raccolta dei pomodori nel sud Italia, e in particolare lo sfruttamento di cittadini immigrati, provenienti dall'Africa; le storie di questi lavoratori stagionali hanno portato i due giornalisti fino in Ghana dove Mathilde e Stefano hanno appurato che il mercato locale dei pomodori, un tempo fiorente è stato spazzato via proprio dall'importazione delle salse provenienti dall'Europa, e in particolare dall'Italia.
 
“Abbiamo pensato che fosse importante raccontare questa assurda storia, prodotto della globalizzazione – ha spiegato Mathilde, che è stata premiata dal direttore di QN Marcello Mancini – Non è stato facile: oltre alla difficoltà di trovare lavoratori disposti a parlare con noi, abbiamo dovuto anche trovare testate interessate a pubblicare una storia come questa”
 
Mathilde e Stefano hanno così deciso di sfruttare un bando europeo: tramite l'European Journalist Center hanno presentato un progetto multimediale per ottenere un finanziamento dalla “Bill  & Melinda Gates Foundation” e ci sono riusciti.
 
Il progetto prevedeva la realizzazione di un web documentario, con contributi scritti, video, foto e statistiche da caricare su un apposito sito web.
 
“Abbiamo pensato che il web, realtà senza frontiere, fosse lo strumento più adatto per diffondere un progetto come il nostro che si occupava delle conseguenze della globalizzazione” ha spiegato Mathilde.
 
Disponibili alla diffusione dell'inchiesta sono state le testate di Internazionale, Radio France e Al Jazeera, con le quali i due giornalisti avevano avuto contatti come freelance; come ha spiegato Mathilde, infatti, ”non basta fare un sito internet, la testata conferisce ancora credibilità a quello che viene pubblicato”
 
Ottenuto il finanziamento è partito il lavoro giornalistico vero e proprio che è durato circa un anno: oltre alla raccolta del materiale, alle interviste e all'analisi dei dati statistici, è stato necessario occuparsi anche della parte grafica del sito, della sua struttura e della declinazione del materiale raccolto nel linguaggio multimediale.
 
Una volta pubblicata l'inchiesta, Mathilde e Stefano hanno poi adattato il materiale alla diffusione su altri media, con i quali collaboravano, scrivendo articoli ad hoc, e ottenendo così maggiore visibilità.
 
“Se mi chiedete se un progetto come quello che abbiamo prodotto sia sostenibile dal punto di vista economico, vi dico di no  – ha proseguito Mathilde – Il finanziamento ci ha permesso di coprire solo le spese; non ci siamo certo arricchiti ma siamo riusciti a realizzare un progetto che ci stava a cuore e che ci ha permesso di guadagnare in professionalità”.
 
“L'esempio di The Dar Side of Italian Tomato è importante anche perchè apre a nuovi modo di fare giornalismo – ha concluso Michele Taddei, vicepresidente dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana – Nonostante permanga il grave problema del finanziamento alle inchieste, questo è un esempio di come le moderne tecnologie possano contribuire alla loro diffusione”
 
  


Notizia pubblicata il 26/01/15
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