Lockdown, un anno dopo: il racconto giornalistico per immagini dell’anno della pandemia

Il racconto dei dodici mesi che hanno cambiato il mondo e la Toscana a causa della pandemia, realizzato attraverso il contributo dei media locali: è il libro “Lockdown, un anno dopo. I 12 mesi che hanno cambiato le nostre vite nel racconto e nelle immagini dei protagonisti dell’informazione”, presentato questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana e Firenze.   Il volume, prodotto dalla Regione Toscana su iniziativa del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, con il contributo di quotidiani locali, fotografi toscani, Ordine dei giornalisti della Toscana e Associazione Stampa Toscana, è stato presentato da Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana. “Lockdown, un anno dopo” è un volume giornalistico e principalmente fotografico. Immagini simbolo si fondono a immagini di vita quotidiana scattate dai fotografi delle principali testate di carta stampata della Toscana: dalle mascherine stese in terrazza ai concerti sui balconi, dalle piazze vuote alle code nei supermercati, dal vagare distratto e disorientato delle persone smarrite nel grigio della copertina, alla radiosità dell’estate, ai vaccini che portano speranza. "Ricordiamo un giorno che ha fatto la storia con un libro che vuol dire grazie ai cittadini toscani per la pazienza e la responsabilità con la quale hanno accettato il cambiamento, ma vuole anche di nuovo sottolineare il lavoro svolto dagli operatori di prima linea, dai sanitari, dal mondo del volontariato ed anche dal mondo dell’informazione mentre noi eravamo chiusi in casa –  ha spiegato il Presidente del Consiglio Regionale Antonio MazzeoE’ un racconto fotografico di come è cambiata la nostra vita, dalle piazze vuote alle terapie intensive piene dalle saracinesche abbassate alla speranza che viene dagli anticorpi monoclonali di Toscana Life Science, fino ai primi vaccini che mettono in sicurezza i più fragili. Un racconto difficile, che parla anche di migliaia di morti, ma che vuol guardare al futuro con la speranza di una fase nuova, di una vera ripartenza”.   Alla presentazione del libro hanno partecipato, in presenza o in remoto, il direttore del Corriere Fiorentino Roberto De Ponti, il direttore de Il Tirreno Stefano Tamburini, il vicedirettore de La Nazione Piero Fachin, il caporedattore de La Repubblica Firenze Fabio Galati, oltre al presidente dell'Ordine dei giornalisti della Toscana Carlo Bartoli ed al Presidente dell'Associazione stampa Sandro Bennucci.   “Con il Covid, il dibattito sulla buona informazione è diventato, per la prima volta nella storia, una preoccupazione percepita in maniera diffusa e trasversale nella nostra società – scrive Carlo Bartoli, presidente di Odg Toscana nella postfazione al libro – Per contrastare la disinformazione si sono dovute mobilitare testate giornalistiche, enti, associazioni internazionali, governi”.   Come spiegato da Bartoli, la pandemia ha contribuito a comprendere come “il tema delle buona informazione da sempre è connesso con il tema della democrazia, ma adesso si innerva con le preoccupazioni, le ansie, le speranze dei cittadini: informazione e vita  quotidiana sono sempre più connesse”. L’altra novità legata a quanto avvenuto nell’ultimo anno “è costituita dalle tecniche di moltiplicazione dei messaggi di disinformazione (la creazione e diffusione consapevole di notizie false dettata da precise finalità) e misinformazione (la diffusione inconsapevole di notizie errate) nell’ecosistema digitale”. Un fenomeno, conclude Bartoli, contro il quale il vaccino esiste già: è la buona informazione.  Scarica il volume completo "Lockdown, un anno dopo" dal sito della Regione Toscana, cliccando qui.   Leggi tutta la postfazione del presidente Carlo Bartoli: “Il giornalismo è destinato a scomparire, strangolato dallo strapotere delle grandi piattaforme social e dai nuovi flussi che caratterizzano l’ecosistema dell’informazione? Le previsioni di piccoli e grandi guru si sono infrante contro una realtà che ha fatto emergere in maniera prepotente il crescente bisogno dei cittadini di poter disporre di informazione di qualità, di avere a disposizione notizie verificate e attendibili. Con lo scatenarsi della pandemia sono emersi in maniera evidente gli effetti nefasti che la disinformazione determina nella vita delle persone. È diventata opinione comune, frutto della concreta esperienza delle persone, il fatto che notizie false o errate possono condizionare negativamente la nostra vita, spingendoci a osservare comportamenti errati e, talvolta, nocivi per la salute. Con il Covid, il dibattito sulla buona informazione è diventato, per la prima volta nella storia, una preoccupazione percepita in maniera diffusa e trasversale nella nostra società. Per contrastare la disinformazione si sono dovute mobilitare testate giornalistiche, enti e associazioni internazionali, governi. Per smentire che l'aggiunta di pepe ai cibi possa prevenire o curare il Covid; che il virus non si trasmette attraverso le mosche; che bere metanolo, etanolo o candeggina non serve a prevenire o curare il Covid ma che è estremamente pericoloso farlo; che essere in grado di trattenere il respiro per oltre dieci secondi senza tossire non prova che non si è contratto il virus. Questo è solo un piccolo sunto delle raccomandazioni diffuse dall’Organizzazione mondiale per la sanità nel tentativo di arginare la circolazione di notizie false. Il tema delle buona informazione da sempre è connesso con il tema della democrazia, ma adesso si innerva con le preoccupazioni, le ansie, le speranze dei cittadini: informazione e vita  quotidiana sono sempre più connesse. Oltre allo sconfinamento del fenomeno nella vita privata di ogni cittadino, l’altra novità è costituita dalle tecniche di moltiplicazione dei messaggi di disinformazione (la creazione e diffusione consapevole di notizie false dettata da precise finalità) e misinformazione (la diffusione inconsapevole di notizie errate) nell’ecosistema digitale. Per contrastare questo fenomeno il vaccino è già disponibile: la buona informazione”.  Carlo Bartoli   Le foto contenute nel libro ‘Lockdown, un anno dopo’ sono state messe a disposizione dai quotidiani il Corriere Fiorentino, La Nazione, La Repubblica Firenze, Il Tirreno e sono opera di New Press Photo per La Nazione; Claudio Giovannini (CGE Fotogiornalismo) per La Repubblica; Massimo Sestini per il Corriere Fiorentino; Franco Silvi, Dario Marzi, Massimo Matelli, Paolo Barlettani per Il Tirreno e, infine, del freelance Fabio Muzzi.

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